Le Gallerie dell’Accademia di Venezia presentano, dal 10 maggio e fino al 3 settembre, il lavoro del grande artista americano Philip Guston (1913-1980) grazie a una importante mostra che ne indagherà l’opera attraverso un’interpretazione critico- letteraria. La mostra è una “prima” di Philip Guston nella città che ha esercitato una profonda influenza sulla sua opera ed è al tempo stesso un omaggio alla relazione dell’artista con l’Italia. Sin da giovane, nel realizzare murales guardava agli affreschi rinascimentali come ispirazione e di fatto questo suo amore per la pittura italiana rimase come Leitmotiv di tutta la sua carriera. Intitolata “Philip Guston and The Poets”, la mostra propone una riflessione sulle modalità con cui l’artista entrava in relazione con le fonti di ispirazione, prendendo in esame cinque poeti fondamentali del XX secolo, che fecero da catalizzatori per gli enigmatici dipinti e visioni di Guston. Cinquant’anni della carriera artistica di Guston vengono ripercorsi esponendo 50 dipinti considerati tra i suoi capolavori e 25 fondamentali disegni che datano dal 1930 fino al 1980, ultimo anno di vita dell’artista. La mostra è curata da Kosme de Barañano ed è organizzata dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia in collaborazione con l’Estate of Philip Guston. Gli allestimenti della mostra sono curati dallo studio GRISDAINESE di Padova. In una lettera del 1975 indirizzata all’amico Bill Berkson, importante poeta, critico e docente, Guston affermava: “Sono più che mai immerso nella pittura del Quattrocento e del Cinquecento! E quando vado verso nord, a Venezia, davanti a Tiepolo, Tintoretto e alle cosiddette opere manieriste di Pontormo e Parmigianino perdo la testa e tradisco i miei primi amori.” Paola Marini, direttrice delle Gallerie dell’Accademia su questo evento ha detto: “siamo felici di presentare la prima mostra a Venezia su Philip Guston. ll ritorno dell’artista nella nostra città è particolarmente pertinente, visto che proprio qui si immerse in una storia e in un patrimonio importanti per il suo successivo sviluppo artistico. Dai suoi stessi scritti del periodo italiano sappiamo che i dipinti che ammirò nelle sale dell’Accademia hanno esercitato un’enorme influenza sulla sua visione artistica. Contestualizzare l’opera di Guston, incoraggiarne gli studi e una nuova interpretazione è per noi un vero piacere”. Musa Mayer, figlia dell’artista e Presidente della Fondazione Philip Guston, ha ricordato: “In occasione dell’esposizione di Guston al Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia del 1960, mio padre portò mia madre e me in Italia prima della mia partenza per il college. Venezia e le Gallerie dell’Accademia furono la nostra primissima tappa. Più di mezzo secolo dopo, ho ancora forte il ricordo del suo amore per i grandi capolavori dell’arte italiana. Mio padre sarebbe profondamente commosso e onorato per questa meravigliosa opportunità di esporre i suoi lavori nella galleria di pittura che egli tanto amava”. “L’amore di Guston per l’Italia aggiunge alla sua pittura una complessa e ricca profondità di tessitura” ha scritto il curatore Kosme de Barañano. “Ora, quando guardiamo la sua arte attraverso gli occhi e la prosa dei letterati che gli erano affini – attorno ad alcuni dei quali gravitò molto e dai quali attinse nel corso della sua vita, altri invece che lesse saltuariamente – possiamo studiare come le loro parole condividano affinità con la complessità degli ultimi lavori di Guston”. “Philip Guston and The Poets” è organizzata per nuclei tematici di opere messe in relazione con una selezione di scritti e di poesie dei cinque poeti. Iniziando da D.H. Lawrence, con il suo saggio del 1929 “Making Pictures”, la pittura di Guston sarà presentata da un’esplorazione del suo mondo di immagini, che si muove dalla riflessione sull’atto creativo a quello sulle possibilità contenute nella pittura. Con opere che appartengono sia al suo lavoro giovanile che a quello più maturo, la mostra si addentra nel percorso intimo di Philip Guston verso una “consapevolezza visionaria”, cioè il rapporto, sempre in evoluzione, con forme, immagini, idee, e la loro manifestazione fisica. Per quanto riguarda la relazione con gli scritti di Yeats, il viaggio di Guston alla ricerca di una visione personale della pittura avviene in particolare attraverso il poema “Byzantium” del 1930. Come in Yeats anche nell’evoluzione artistica di Guston sono presenti riferimenti all’agonia e alla purificazione. L’artista si allontana dai confini rarefatti del modernismo, dal linguaggio dell’astrazione e dai canoni della New York School per andare verso una nuova struttura pittorica più espressiva, che egli rintraccia nella figurazione. Dall’italiano Eugenio Montale, con cui Guston condivide una poetica del frammento che si esprime attraverso simboli tragici e potenti, per arrivare a Wallace Stevens e T.S. Eliot (cui Guston fa esplicito riferimento nel dipinto del 1979 “East Coker – T.S.E.”), l’esposizione offre una ricognizione letteraria della metafisica, degli enigmi e della ricerca di significato così come essi appaiono nel lavoro di Guston. Il lavoro di Guston viene presentato in relazione all’ambiente poetico, invece che in una sequenza cronologica o di tendenze, come invece accade nelle rassegne più tradizionali. Nel 1948, un giovane Guston visitò l’Italia per la prima volta, dopo aver ricevuto il Prix de Rome. Vi ritornò ancora nel 1960, allorchè il suo lavoro venne esposto alla Biennale di Venezia, e ancora nel 1970 per una residenza d’artista a Roma. Questo ulteriore viaggio italiano avvenne in seguito all’ondata di critiche sollevatesi attorno alla sua prima mostra di pittura figurativa a New York. Le tele più esistenzialiste di Guston, ritenute da alcuni “crude” e da “cartoon”, sono permeate dall’influenza della tradizione culturale e artistica italiana: dalle vedute urbane antiche e moderne che popolano la sua serie dedicata a Roma, passando per i riferimenti ai film di Federico Fellini, il suo lavoro mostra un grandissimo debito verso i grandi maestri italiani: Masaccio, Piero della Francesca, Giotto, Tiepolo, e De Chirico, al quale riserva un omaggio in “Pantheon” del 1973. E, ancora, saranno esposti dipinti ispirati al Rinascimento, lavori che alludono a Cosmè Tura e a Giovanni Bellini, e opere realizzate da Guston durante i suoi viaggi. Philip Guston è uno dei grandi luminari dell’arte del XX secolo. Il suo impegno nel produrre opere che nascono da emozioni e da esperienze vissute sviluppa un coinvolgimento emotivo che rimane vivo nel tempo. La leggendaria carriera di Guston copre circa mezzo secolo, dal 1930 al 1980 e i suoi dipinti, soprattutto quelli dell’ultimo periodo, continuano a esercitare una potente influenza sulle giovani generazioni di pittori contemporanei. Nato a Montreal nel 1913 da una famiglia di ebrei russi emigrati, Guston si spostò in California nel 1919 con la famiglia. Frequentò per breve tempo l’Otis Art Institute di Los Angeles nel 1930, ma al di fuori di questa esperienza non ricevette mai una vera e propria educazione formale. Nel 1935 Guston lasciò Los Angeles per New York, dove ottenne i primi successi con la Works Progress Administration che commissionava murales agli artisti nell’ambito del Federal Arts Project. Insieme alla forte influenza esercitata su Guston dall’ambiente sociale e politico degli anni Trenta, i suoi dipinti e murales evocano forme stilizzate di De Chirico e Picasso, motivi provenienti dalla trazione dei murales messicani e dagli affreschi delle dimore storiche del Rinascimento. L’esperienza di pittore di murales permise a Guston di sviluppare il senso della narrazione su ampia scala cui sarebbe ritornato nei suoi ultimi lavori figurativi. Dopo aver insegnato per diversi anni nel Midwest, Guston iniziò a dividersi tra la colonia di artisti di Woodstock e New York City. Alla fine degli anni Quaranta, dopo un decennio di sperimentazioni di un linguaggio allegorico personale e figurativo per suoi dipinti a cavalletto, Guston iniziò a virare verso l’astrazione. Il suo studio sulla Decima strada era vicino a quelli di Pollock, De Kooning, Kline e Rothko.
All’inizio degli anni Cinquanta le astrazioni atmosferiche di Guston hanno spinto a paragoni superficiali con Monet, ma il passare del decennio, l’artista lavorava con impasti più densi e colori minacciosi, che dettero il via ai grigi, rosa e neri. Nel 1955 si avvicinò alla Sidney Janis Gallery insieme ad altri artisti della scuola di New York, e fu tra quelli che la lasciarono nel 1962 in protesta con la mostra sulla Pop Art che Janis aveva allestito, e contro il cambiamento a favore della commercializzazione dell’arte che questa mostra per loro rappresentava. In seguito ad un’importante retrospettiva al Solomon R. Guggenheim Museum di New York nel 1962, Guston si divenne insofferente verso un linguaggio di pura astrazione e ricominciò a sperimentare utilizzando forme più tangibili. Il lavoro dei molti anni seguenti fu caratterizzato dall’uso del nero e dall’introduzione di verdi brillanti e blu cobalto – complessivamente disturbanti, angoscianti e gestuali. Questo lavoro più cupo fu influenzato dagli scritti e dalla filosofia europea, in particolare dalle opere di Kierkegaard, Kafka e Sartre. A questo punto, Guston si ritirò dalla scena artistica di New York per vivere e lavorare a Woodstock per tutto il resto della sua vita. Kosme de Barañano è uno studioso emerito di Guston. Ha organizzato, tra i molti progetti, due importanti esposizioni “Philip Guston: Roots of Drawings” (Rekalde, Bilbao 1993) e “Philip Guston One Shot Paintings” (IVAM, Valencia 2001). Storico dell’arte e curatore conosciuto a livello internazionale, De Barañano è stato direttore dell’IVAM e vice-direttore del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofìa di Madrid. Ha un PH.D in Storia dell’Arte presso l’Università di Deusto, Bilbao. De Barañano è professore di Storia dell’Arte all’Università dei Paesi Baschi e all’Università di Elche, Spagna, ed è stato Visiting Professor allo IUAV di Venezia e all’Università Humboldt di Berlino. Ha firmato numerosi libri e saggi su un gran numero di soggetti, da Pontormo e Max Beckmann a Alberto Giacometti e Eduardo Chillida. Press per Italia: Studio Esseci, gestione3@studioesseci.net, 049 663499; per Regno Unit0, Sam Talbot, SUTTON, sam@suttonpr.com, +44 20 7183 3577, per Nord America, Andrea Schwan, Andrea Schwan Inc., info@andreaschwan.com, +1 917 371 5023