Sarà la nuova legge Berlato, approvata nei giorni scorsi dal Consiglio regionale del Veneto, a salvare le valli da pesca considerato che sette pesci su dieci se li mangiano i cormorani (nella foto di GV). Il problema non è di oggi prova ne è che i cormorani si sono moltiplicati che la loro caccia al pesce di allevamento nella laguna di Venenzia preoccuopa davvero gli operatori delle aziende che fanno allevamento di pesce nella laguna e località costiere, come Caorle. Infatti, la legge regionale introduce strumenti e modalità più efficaci per fare abbattimenti selettivi quando una specie diventa troppo numerosa e insidia l’equilibrio di un habitat. Matteo Poja, vallicoltore e presidente della sezione itticoltura in Confagricoltura Venezia mare questo stato di fatto con una sua dichiarazione: “ino a trent’anni fa i cormorani erano rari, pochi esemplari: adesso sono decine di migliaia”, chiarisce Matteo Poja, vallicoltore e presidente della sezione itticoltura in Confagricoltura Venezia. “Fanno pesca “sociale”, arrivando in stormi numerosi e tuffandosi negli specchi d’acqua. Sono abilissimi e capaci di predare anche pesci di quattro etti. Per noi sono una calamità”. Per gli allevatori l’approvazione della nuova norma è una svolta vera e propria. Lo ha messo in evidenza Giulio Rocca, presidente di Confagricoltura Venezia: “come è stato fatto per le nutrie, per le quali il Veneto ha stabilito l’eradicazione, ora speriamo si possa fare per i cormorani. L’obiettivo, in questo caso, è di ridurne sensibilmente il numero, con abbattimenti selettivi”. E, secondo Poja, una volta che si è andati a contenere il problema dei cormorani, dovremo pensare una più efficace strategia per valorizzare i nostri prodotti che sono di ottima qualità. A parte branzini e orate, gli altri pesci – come i cefali – sono poco conosciuti; allora presto puntiamo a consorziarci tra allevatori, per creare un marchio comune che dia valore al nostro prodotto”. Va ricordato che il Consiglio regionale giorni fa ha approvato la legge presentata dal consigliere e Presidente della Terza Commissione Sergio Berlato, grazie alla quale in Veneto si potrà garantire una più efficace e corretta gestione del patrimonio faunistico, ambientale e produttivo del settore agricolo, ittico e zootecnico. “È stata posta la pietra angolare sulla quale costruire un nuovo modello di gestione faunistica e ambientale – ha detto Berlato – abbiamo fornito alla Giunta regionale gli strumenti utili per elaborare un programma regionale pluriennale di gestione faunistica, ambientale e produttiva di durata quinquennale, che introduce strumenti di studio, di rilevazione dati e della loro analisi e di individuazione di metodologie di gestione, ivi compreso lo strumento del controllo e contenimento delle specie di fauna selvatica al fine di prevenire il determinarsi di fenomeni di disequilibri faunistico-ambientali e di situazioni di gravi danni alle produzioni agricole, ittiche e zootecniche. La fauna selvatica, soprattutto quella non cacciabile, deve essere gestita dodici mesi all’anno ed in tutto il territorio, sia in quello in cui si esercita la caccia sia in quello in cui la caccia non è consentita. Grazie a questo provvedimento si potrà ottenere un quadro complessivo della consistenza e dello stato di conservazione delle singole specie selvatiche dati indispensabili anche per valutare l’impatto che le diverse specie hanno sul territorio. Abbiamo ritenuto necessario attivarci per la creazione un modello di gestione che sia strumento efficace per calibrare mirate azioni di gestione volte a tutelare il patrimonio faunistico e ambientale senza però sacrificare le attività produttive. Il tutto sulla scorta di dati scientifici ottenuti grazie alle azioni di rilevazione e di monitoraggio promosse e coordinate dalla Giunta regionale, coinvolgendo le Associazioni di categoria interessate, gli Ambiti territoriali di caccia ed i Comprensori Alpini”. Ora la Giunta regionale ha 120 gg. di tempo per definire il programma pluriennale di gestione.

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