“Quando mi hanno annunciato il conferimento del premio, credevo che si trattasse di uno scherzo – ha detto lo scrittore triestino Claudio Magris (77 anni) – Non per falsa modestia, ma sentire il mio nome legato a quello di Kafka al tempo stesso mi emoziona e mi onora”. A Magris è stato conferito nei giorni scorsi a Praga il Premio letterario internazionale “Franz Kafka” per l’edizione 2016. Il riconoscimento viene assegnato da una giuria internazionale a un autore tradotto in lingua ceca che si sia distinto per gli “alti meriti letterari” e per la “capacità di coinvolgere il lettore” senza considerarne origini, nazionalità e cultura, come appunto testimoniato dall’opera letteraria di Franz Kafka, è precisato in una nota. Tra scrittori e poeti premiati in precedenza tra gli altri: Philip Roth, Peter Handke, Vaclav Havel, Amos Oz. A Magris di recente è stato assegnato il Premio Fondazione Campiello ‘alla carriera’. E’ un riconoscimento, ha detto la presidente della Regione Debora Serrachiani, che non può che inorgoglire tutto il Friuli Venezia Giulia e la sua città natale: un saggista, un letterato, un artista che ha sempre ‘condiviso’ e profondamente amato la sua terra e la sua Trieste, della quale ha saputo essere prezioso testimone in Italia e all’estero, essendo al contempo un testimone dell’umanità”. Magris non è solo un insigne studioso, ma è anche un letterato a tutto campo, un intellettuale che ha scritto alcuni dei più bei libri mai apparsi in Italia (ha ricordare il recente “Microcosmi”). E’ noto che Magris ha contribuito con numerosi studi a diffondere in Italia la conoscenza della cultura mitteleuropea e della letteratura del “mito asburgico”. Traduttore di Ibsen, Kleist e Schnitzler, ha pubblicato numerosi saggi, fra i quali: “Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna” (Torino 1963), “Wilhelm Heinse” (Trieste 1968), “Lontano da dove, Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale” (Torino 1971), “Dietro le parole” (Milano 1978), “Itaca e oltre” (Milano 1982), “Trieste. Un’identità di frontiera” (in colaborazione con Angelo Ara, Torino 1982), “L?anello di Clarisse” (Torino 1984), “Illazioni su una sciabola” (Pordenone 1986), il testo teatrale “Stadelmann” (1988) “Un altro mare” (1991) e il già citati “Microcosmi”, con cui ha vinto il Premio Strega 1998. Come narratore, ha esordito in letteratura nell’84 con “Illazioni su una sciabola”, imponendosi come uno degli autori italiani più originali ed apprezzati all’estero. Sempre in quell’anno uscì “Giuseppe Wulz” (scritto con Italo Zannier), e l’anno successivo “Quale totalità”. Nel 1986 Magris dà alle stampe il suo capolavoro, il libro con il quale ancora oggi è riconosciuto come lo scrittore che é: “Danubio” (da cui nel 1997 Giorgio Pressburger ha ideato uno spettacolo teatrale, presentato in prima mondiale al Mittelfest. Si tratta di un libro singolare, una sorta di romanzo dalle tonalità diaristiche, tendenti ad esplorare la dimensione di struggimento derivato dall’incombente senso di nichilismo che grava sull’Europa. Magris, è stato insignito di varie lauree honoris causa.

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