Il confine tra Gorizia e Nova Gorica che “si è progressivamente smaterializzato a tutto vantaggio di una progressiva osmosi tra due comunità oggi costituisce un paradigma dello spirito più autentico dell’Unione Europea”. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo al Teatro Verdi di Gorizia (nella foto), ha colto nello sviluppo storico di queste terre un tratto esemplare dell’opera di costruzione dell’Unione Europea, “progetto di grande valore – ha detto – che va coltivato giorno per giorno”. I risultati di pacificazione conseguiti negli anni, secondo il Presidente della Repubblica, però, “non devono mai essere considerati scontati ed eterni”, perché “altrove, si continuano a mettere in discussione i valori fondanti dell’Unione e non soltanto le sue scelte, evocando velleitariamente la costruzione di nuove barriere”. L’ammonimento di Mattarella è che, dunque, “il primato della pace sia irreversibile”. Anche per il Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor, non è il momento di prestare ascolto ai timori, agli opportunismi e alle “sirene del nazionalismo”. “Ho vissuto con grande gioia – ha detto Pahor – la giornata in cui il confine è sparito e non posso immaginare un confine che esista di nuovo”. “Negli ultimi cent’anni abbiamo vissuto due guerre con lacrime e sofferenze – ha ricordato Pahor – ma adesso la situazione è cambiata. Se vogliamo garantire ai nostri figli un futuro di pace per sviluppare tutte le loro identità, allora è adesso il momento di fare del nostro meglio per evitare che confini vengano imposti di nuovo, e perché questa amicizia tra due Paesi con lingue diverse si approfondisca”. I due Capi di Stato hanno parlato davanti a un Teatro Verdi nella cui platea sedevano, accanto a tanti cittadini, la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e i sindaci di Gorizia Ettore Romoli e di Nova Gorica Matej Arcon. Il sindaco di Gorizia Ettore Romoli ha ricordato che “durante la Grande Guerra, la città subì un vero e proprio martirio”, colpita prima dai bombardamenti degli Italiani e successivamente degli Austriaci in ritirata. “L’8 agosto 1916, in una cruenta battaglia, l’Esercito Italiano colse la sua prima importante vittoria dall’inizio del conflitto e occupò Gorizia che da allora, con alterne vicende, divenne una città italiana”. Il primo cittadino ha rievocato le nuove distruzioni e i nuovi lutti del Secondo Conflitto, la successiva perdita dell’entroterra e la fase seguente agli Accordi di Udine che vide i rapporti tra le Istituzioni di oltreconfine “via via meno rigidi e sempre più improntati a lungimiranti progetti di amicizia e di collaborazione”. Oggi, ha affermato Romoli, Gorizia è una città “che sa presentarsi all’Europa nella sua nuova forma di città matura, propositiva, moderna e ospitale”. Il Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT) con Nova Gorica e Sempeter-Vrtojba, esaltato anche dal Presidente Mattarella, può essere il prodromo, secondo il primo cittadino, di una zona economica speciale europea.