“Il 25 aprile è una data speciale per tutti noi Veneti. Questo giorno, oltre a commemorare la vittoria sul nazifascismo, assume anche un forte valore identitario, di festa dedicata a quel Santo cui tutti noi siamo indissolubilmente, e con grande affetto, legati. Mi auguro che, almeno quest’anno, si evitino le sterili battaglie ideologiche, ci si astenga dalle contrapposizioni di parte, così da poter per festeggiare, tutti assieme, questo importante ricorrenza”. Lo ha detto il Presidente della Regione Luca Zaia, riguardo ai festeggiamenti del 25 aprile, anniversario della liberazione e festa di San Marco. “Mi piacerebbe che, salvo il doveroso omaggio da tributare a tutti coloro che la guerra l’hanno vissuta nel fango della trincea, nel gelo della steppa russa o tra i rigori delle nostre montagne – ha aggiutno Zaia – si ricordassero anche tutti coloro che la guerra l’hanno vinta senza il fucile in mano. Penso a tutte le donne venete che hanno vinto la loro meritata medaglia – e che medaglia! – con la resistenza silenziosa, ma non per questo meno importante, “combattuta” all’interno delle case, attorno al focolare domestico. Donne che seppero tenere sempre saldo il tessuto sociale del Veneto, allevare e crescere i propri figli nonostante la penuria di mezzi, senza l’aiuto del marito, spesso fronteggiando da sole il nemico che ne violava la casa, ma con grandissima dignità, mantenendo la schiena dritta. Il loro lascito ha contribuito, e di questo sono certo – ha concluso Zaia – a plasmare il Veneto per quello che è: terra del volontariato e della solidarietà, della resistenza e della tenacia quotidiana in casa e nel lavoro, perché i nostri territori continuano tuttora a incarnare la profonda cultura e saggezza di queste donne”. La festa del 25 aprile a Venezia, come detto, è per celebrare la festività religiosa del patrono San Marco in basilia-cattedrale e per donare da parte degli uomini una rosa (un bocciolo rosso) alla moglie, fidanzata, amica in segno d’amore. Per la distribuzione un chiosco in piazza San Marco è allestito dalle volontarie della CRI il cui ricavato è destinato a scopo benefico (una rosa per aiutare). La festa del “bocolo” è legata ad una legenda. Si narra che una fanciulla dai capelli bioni, di nome Vulcana, figlia di un Doge, si era innamorata di Tancredi, un lavorante valoroso e di bello aspetto. Ma i due giovani comprendevano che il Doge non avrebbe permesso il matrimonio, perciò Vulcana disse a Tancredi di andare a combattere contro i Mori con l’esercito di Carlo Magno e di coprirsi di gloria: allora il padre non si sarebbe più opposto al loro amore. Tancredi partì e la fama delle sue gesta gloriose si sparse ben presto. Ma un giorno arrivarono a Venezia alcuni cavalieri Franchi, guidati dal famoso Orlando; cercarono di Vulcana e le annunziarono la morte del giovane prode. Era caduto sanguinante sopra un rosaio, ma prima di morire aveva colto un fiore e aveva pregato Orlando di volerlo portare alla sua amata. Vulcana prese la rosa del suo Tancredi, non pianse (dice la legenda) e restò chiusa nel suo dolore. Il giorno dopo però, ch’era la festa di San Marco, venne trovata senza vita, e con la rosa appoggiata sul suo cuore. La ricorrenza patronale, giorno che coincide con la liberazione dai nazifascisti, viene conteggiata ai lavoratori il 21 novembre, in occasione della Madonna della Salute.

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