Il 19 marzo, come da calendario liturgico, è la festa di San Giuseppe e di tutti i papà, mentre il 13 maggio di quest’anno si festeggia, nel giorno dell’Ascensione, tutte le mamme. Al di là di queste due ricorrenze e dei regali commerciali che vengono donati, il mondo cattolico rispetta questa due date per onorare il padre e la madre, come indicato dal Vangelo. Nel monostero delle suore della Visitazione di Treviso il prof. Gianfranco Trabuio, storico, già docente di statistica nelle università di Padova e Treviso, nonchè socio del Comitato Veneto della Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi), ha tenuto una conferenza su San Giuseppe e del suo il ruolo nella Storia della Salvezza. Lo storico Trabuio ha ricordato che “i Vangeli nominano san Giuseppe una quindicina di volte, ma senza mai registrare una sola sua parola; così che sarebbe più facile scrivere sui silenzi del Santo che non sulla sua vita. La stessa sua morte non è menzionata in nessun luogo. E in seguito, dovranno passare parecchi secoli, prima di trovare tracce di vera devozione a lui. Bisognerà attendere san Bernardo (1090-1153), san Francesco d’Assisi (1182-1226) e le Crociate (secc. XII-XIII) per vedere sviluppato il culto a lui dovuto. Solo nel sec. XII, infatti, si riscontra che molte chiese d’Occidente celebrano la memoria di san Giuseppe. Una vera crescita del suo culto si ha nel sec. XV, soprattutto per merito di alcuni santi e dottori della Chiesa e, nel secolo seguente, spicca lo zelo giuseppino da parte di Ordini religiosi sorti dopo il Concilio di Trento, concluso nel 1563. Si distingue, in particolare, santa Teresa di Gesù – santa Teresa d’Avila – (1515-1582), che dedica a san Giuseppe i primi monasteri del Carmelo e si affida a lui, considerandolo suo padre e suo maestro. Seguono poi San Francesco di Sales (1567-1622), San Pietro d’Alcantara (1499-1562). Sant’Ignazio di Lojola (1491-1556) e Giacomo Olier (1608-1657), che con le loro famiglie religiose cercano di imitare l’esempio di santa Teresa. Motivo per cui Gregorio XV, papa dal 1621 al 1623, confermò la festa in onore di San Giuseppe, già fissata per il 19 marzo da Urbano VIII”. Il prof. Trabuio ha poi approfondito la sua relazione su San Giuseppe ed ha sottolineato che “finalmente Pio IX, aderendo alla richiesta del Concilio Vaticano I, coronava San Giuseppe con il titolo di Patrono della Chiesa universale, e il 27 aprile 1865 accordava per il mese di San Giuseppe (marzo) le stesse indulgenze concesse per il mese di maggio dedicato alla Madonna. Il suo successore poi, Leone XIII, nell’enciclica Quamquam pluries (dedicata alla devozione del Santo Rosario e alla devozione di San Giuseppe) del 15 agosto 1889, applicando a San Giuseppe le parole che il faraone d’Egitto aveva detto a Giuseppe figlio di Giacobbe: «Ite ad Joseph!» andate a Giuseppe, raccomandava nuovamente la devozione al gran Santo, specialmente nel mese di marzo. San Pio X, inoltre, al principio del secolo scorso, approvava le Litanie di San Giuseppe e riconosceva in San Giuseppe il patrono dei moribondi, delle famiglie cristiane e degli operai, nonché il custode delle vergini. Assai devoto del gran Santo di Nazareth è stato pure il papa Pio XII, il quale, parlando il 7 settembre 1947 agli uomini di Azione Cattolica, riuniti in piazza San Pietro, li esortava a ricorrere a San Giuseppe: per salvare la famiglia minacciata dalla corrente materialista, per realizzare una miglior giustizia sociale, per ottenere una più equa distribuzione delle ricchezze, per rinnovare lo spirito e la pratica della lealtà e veracità nella convivenza umana, e per realizzare, infine, una giusta pace tra i popoli. E spiegava che, per guadagnare gli uomini a Cristo, non c’è un Uomo, come Giuseppe, così vicino al Redentore per vincoli domestici, per quotidiani rapporti, per armonia spirituale e per una vita ricca di grazia divina, pur essendo umile lavoratore manuale, che possa aiutare l’umanità a entrare profondamente nel disegno di Dio creatore . Inoltre il 10 maggio 1955, alla moltitudine di aclisti convenuti a Roma, annunciava di istituire la festa liturgica di San Giuseppe artigiano, assegnandola appunto al primo giorno di maggio di ogni anno. E all’inizio del Concilio Vaticano Il il papa Giovanni XXIII dichiarava san Giuseppe Patrono dello stesso Concilio e concedeva che il nome di san Giuseppe fosse inserito nel Canone Romano della Messa. E, per finire, bisognerebbe leggere l’Esortazione Apostolica Redemptoris Custos: “Custode del Redentore”15 agosto 1989, di Giovanni Paolo Il, nella quale, riassumendo quanto detto dai Pontefici precedenti, egli lumeggia San Giuseppe nella sua figura e missione, nel quadro evangelico e nella storia della salvezza, nelle sue virtù di uomo giusto e sposo esemplare, nella sua professione di lavoratore e nel primato che egli riservò alla vita interiore, nonché nella sua funzione di patrono della Chiesa del nostro tempo. Non resta, perciò, che andare anche noi a Giuseppe, fare esperienza dei suoi esempi e godere della sua potente intercessione (cfr. A. Bessières S.J., Presenza di San Giuseppe, pp. 25-34)”. “Concludendo questa introduzione ritengo, ha detto ancora il prof. Trabuio, si possa definire San Giuseppe, sposo di Maria Vergine e padre putativo del Verbo incarnato, come il primo pontefice della Chiesa. Cosa rappresentava la Sacra Famiglia nella casa di Nazareth se non la prima cellula della Chiesa che poi Gesù avrebbe riconfigurato dando mandato a Pietro di edificarla in tutto il mondo? Per quanto riguarda la devozione a Giuseppe e su cosa chiedere al Santo, il relatore ha precisato: “Il beato Giacinto Cormier, Maestro generale dell’Ordine domenicano, morto nel 1916, raccomandava di chiedere a san Giuseppe la devozione alla Madonna, perché nessuno tra le creature l’ha amata, onorata e servita quanto Lui. Papa Giovanni fin da ragazzo recitava ogni giorno la preghiera Virginum custos, per chiedere a san Giuseppe la protezione sulla purezza. Eccola: “O Custode e Padre dei vergini, san Giuseppe, alla cui fedele custodia fu affidata la stessa Innocenza Cristo Gesù e la Vergine delle Vergini Maria; per questo duplice carissimo pegno, Gesù e Maria, ti prego e scongiuro che, preservatomi da ogni impurità, con anima incontaminata, con cuore puro e con casto corpo, mi aiuti a servire sempre nella maniera più casta a Gesù e a Maria. Amen”. Come preghiere a San Giuseppe c’è anche quella molto bella di Leone XIII: “ A Te, o beato Giuseppe…”. Vi sono anche le Litanie e quelle che passano sotto il nome del Sacro Manto.